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Presentazione in Catalogo…Con un richiamo a una forma di divisionismo rivisitato oltre i confini di un Holder, Segantini o Previati che, come sottolineò D’Annunzio, “continuarono la natura”, in queste opere di Romano la luce domina l’impianto descrittivo e, fra mura che si disfanno, il paesaggio acquista valore di incantamento per la progressiva rarefazione dei contorni e tutto si incentra in uno straniamento di sapore antico. Viene voglia di pensare a determinate clausole di cubismo e della metafisica, ai grandi blocchi sironiani e alle case siciliane di Guttuso o alle figurazioni ambientali della Scuola Romana. Ma qui, sopra ogni altra cosa, c’è il silenzio secolare (come aleggia nel territorio materano) , la squadrata architettura delle mura candide imbruttite dal tempo, un serpeggiare di enigmi sottintesi al di là delle finestre chiuse, degli scalini che si inerpicano sbrindellati dall’usura, delle lastre sconnesse di pietre del selciato. |
ottavio romano |